Quando lessi in un articolo che Shabunda era situata in un’enclave, non realizzavo esattamente la vera situazione, quando poi arrivai, mentre attendevo pressoché in cabina che scaricassero l’aereo per poter scendere mi misi a parlare con i piloti. Gli dissi che mi sarei fermato per cinque mesi e loro mi guardarono molto perplessi e si misero a ridere. Erano terrorizzati solamente dall’idea di potervi soggiornare un solo giorno nel caso di maltempo improvviso. I piccoli aerei che atterrano qui a Shabunda non sono adatti a volare con forti perturbazioni, che qui sono usuali ogni tardo pomeriggio durante la stagione delle piogge.
Ora, dopo più di tre mesi dal mio arrivo, capisco esattamente cosa voleva dire l’autore di quell’articolo definendo questa terra un’enclave. Già ho raccontato che qui non ci sono strade da Bukavu o Goma, città da dove arrivano tutti i prodotti alimentari che non siano locali. Ora vi starete chiedendo quali sono i prodotti locali…ebbene, qui si possono trovare le patate dolci, la manioca (cibo base della zona, un po’ come da noi può essere il pane), una verdura simile agli spinaci, il riso, frutta varia e olio di palma che per noi è meglio non utilizzare per non avere problemi continui di stomaco, la carne anche se molto cara, gli arachidi, i pomodori ciliegina e poche altre cose che forse ora dimentico. Tutto il resto deve essere importato.
Ora, dopo più di tre mesi dal mio arrivo, capisco esattamente cosa voleva dire l’autore di quell’articolo definendo questa terra un’enclave. Già ho raccontato che qui non ci sono strade da Bukavu o Goma, città da dove arrivano tutti i prodotti alimentari che non siano locali. Ora vi starete chiedendo quali sono i prodotti locali…ebbene, qui si possono trovare le patate dolci, la manioca (cibo base della zona, un po’ come da noi può essere il pane), una verdura simile agli spinaci, il riso, frutta varia e olio di palma che per noi è meglio non utilizzare per non avere problemi continui di stomaco, la carne anche se molto cara, gli arachidi, i pomodori ciliegina e poche altre cose che forse ora dimentico. Tutto il resto deve essere importato.

Sono stati dieci giorni difficili per tutti, anche per me il fatto di vedere ogni giorno lo stesso piatto fatto di riso in bianco, un po’ di polenta di mais, dei fagioli o la stessa verdura cotta e un pezzettino di carne non è stato dei massimi, soprattutto perché noi siamo abituati ad andare al supermercato e riempire il carrello della spesa senza neppure pensarci troppo. Ma anche qui sono ancora una volta fortunato rispetto a molti, io ho i soldi per potermi permettere almeno la carne. Ogni giorno vedo moltissima gente che mangia solamente un piatto a base di riso mescolato con foglie di manioca cotte.
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Per farvi un esempio, la settimana scorsa per comprare l’equivalente di una piccola latta di tonno di sale, è questa l’unità di misura locale, si doveva pagare quasi un dollaro quando tempo addieto costava un quinto. Tutto improvvisamente è diventato cinque sei volte più costoso del normale e la gente ne sta soffrendo molto ma non ha alcun mezzo per poterne uscire se non la speranza di vedere ultimata quest’interminabile strada che arriva da Bukavu.
Ieri sono tornato da una settimana passata in un villaggio ai confini con il Maniema, giù al sud dove non c’era neppure l’aeroporto. Appena riesco vi scriverò anche di questa esperienza che mi ha portato a fare molte cose per la prima volta in vita mia….e spero che venga anche a voi il desiderio di venir a vedere quanto diversa è la vita all’infuori dell’Europa.
Kuaeri
Mirko