venerdì 26 settembre 2008

Cittadella (PD) e la Ferrero


TRA POLITICA ED ECONOMIA


a farne le spese sono i poveri


La settimana scorsa è arrivata in tutte le case del comune di Cittadella, su carta intestata dello stesso comune, una lettera che annunciava la diffusione, porta a porta, di un kit di dolciumi della Ferrero.
A proposito di Ferrero ….
“... la Ferrero è la quarta multinazionale del settore dolciumi e cioccolato con un fatturato di 4,4 miliardi di euro e impiega 16.000 persone. Ferrero ha 15 stabilimenti in Europa, Argentina, Australia, Brasile, Ecuador, Stati Uniti e Portorico. L’impresa fa uso di cacao e tè mediante canali commerciali che non danno garanzia di guadagni dignitosi per i contadini. Infatti produce e commercializza anche con paesi del Sud del mondo che violano in maniera grave i diritti umani e dei lavoratori, come nelle piantagioni di cacao del Ghana e della Costa d’Avorio dove lavorano centinaia di migliaia di bambini con mansioni anche pericolose, molti dei quali in condizioni di schiavitù.” Estratto dalla “Mini-Guida al consumo critico” redatta dal “Movimento Gocce di Giustizia”.
“... la Ferrero ha attività in due paradisi fiscali, dove si trovano le sedi delle società che controllano la Ferrero SpA. E’ appurato che appalta all’estero la produzione delle sorprese per la linea Kinder in paesi dove non sono tutelati i diritti dei lavoratori, come la Cina e alcuni paesi dell’Europa dell’Est.” “Estratto dalla piccola guida al consumo critico e responsabile dell’associazione Gaia”.
L’economia che mette al primo posto il profitto (il più alto possibile e da raggiungere velocemente) è uno dei maggiori strumenti di sfruttamento dei lavoratori e una prima causa d’inquinamento ambientale. Questa economia contribuisce a produrre quelle condizioni di estrema povertà che spingono poi miglia di persone, verso i paesi ricchi, come l’Italia, quei paesi che offrono maggiori opportunità di vita per loro e le loro famiglie.
Chi si mette a fianco degli impoveriti della terra e ha il coraggio di spendere una parola sulle loro condizioni e sulle cause di tanti drammatici esodi?
Noi associazioni di Cittadella, da decenni impegnate nella solidarietà e cooperazione internazionale, nel commercio equo e solidale, nell’impegno sociale accanto ai missionari, pensiamo che una politica con la “P” maiuscola, debba tenere alti i valori della solidarietà e della giustizia, più che fare da spalla ad una multinazionale che, come tante altre, svolge la sua attività cercando di farsi pubblicità e aumentare i propri guadagni nella promozione porta a porta, disinteressandosi del rispetto dei diritti umani nella sua filiera produttiva e commerciale.



Associazioni: Stella del Sud, Incontro fra i Popoli e Gruppo Missionario di Cittadella.

Mohammad Yunus a Tromso - Norvegia



“Guardiamo il mondo con occhi-ali diversi:
con gli occhi-ali di Muhammad Yunus”


L’8 e il 9 settembre 2008 sono stati due giorni di fermento per Tromsø, piccola cittadina all’estremo nord della Norvegia con appena 64.782 abitanti, che ha avuto l’onore di ospitare presso la Banca ”Sparebank 1 Nord-Norge” e presso l’Università, Muhammad Yunus, Premio Nobel per la Pace 2006.

<<< title="" style="mso-footnote-id: ftn1" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=2072077501614902713#_ftn1" name="_ftnref1">[1].
Il premio Nobel per la Pace fu assegnato per la prima volta nel 1901 a Henry Dunant, fondatore della Croce Rossa, e a Frédéric Passy, un famoso pacifista dell’epoca. Il Premio Nobel per la Pace premia chi si adopera per il mantenimento e il conseguimento della pace e copre diversi ambiti tra cui rientrano anche protezione e promozione dei diritti umani, mediazione di conflitti internazionali e controllo degli armamenti.[2]
Dopo grandi personalità come Wangari Maathai (Kenya), vincitrice del Nobel per la Pace nel 2004 per lo sviluppo sostenibile, la democrazia e la pace; Mohamed ElBaradei, vincitore 2005 per i suoi sforzi nel prevenire gli usi militari dell’energia nucleare e di convertirla per usi pacifici e sicuri [3], nel 2006 è stato il turno di Muhammad Yunus, per aver creato sviluppo socio-economico dal basso.[4] >>>

Era il 1974 quando tutto iniziò, al tempo, Muhammad Yunus insegnava economia all’Università di Chittagong e un giorno decise di “fare un giro” con i suoi studenti presso il villaggio adiacente all’università per vedere come funzionava l’economia dei poveri. Lì scoprì che la gente non riusciva ad ottenere prestiti dalle banche e che le rare volte che li conseguivano, il tasso d’interesse era del 10% a settimana. Ma cosa succedeva in realtà tra questi “poveri” e le banche? Il prestito chiesto era così esorbitante che le banche, per evitare insolvenza, non lo avrebbero mai concesso? Era così elevato per essere ammesso senza un garante sicuro?
In effetti, il prestito non era da poco: era da pochissimo; 27 US$. Non a testa bensì per 42 richiedenti unitisi in una lista sperando di avere più possibilità di fronte alla banca. Così, Muhammad Yunus, esterrefatto, sorpreso, indignato per questa situazione, capì che c’era un’ottica sbagliata nel business, capì che la gente portava gli occhiali sbagliati, avevano messo gli occhiali del profitto e non quelli del sociale. Avevano gli occhi tappati dal guadagno e avevano perso di vista completamente il servizio verso l’altro. Così decise di prendere una posizione forte e si assunse l’incarico di garante per queste 42 persone pensando poi al fatto che se magari fosse lui stesso a prestare i soldi invece della banca, la procedura sarebbe stata molto più snella. E così fece, era il 1976 quando Muhammad Yunus iniziò a dare prestiti ai poveri attraverso la Grameen Bank[5] portando gli occhiali giusti: gli occhiali del servizio. La Grameen Bank concedeva allora prestiti individuali fino ad un massimo di 30 US$. Dieci erano le persone coinvolte ed erano tutte localizzate nel villaggio visitato da Muhammad Yunus e dai suoi studenti nel 1974. Il 20% era composto da donne.
Ora, 2008, la Grameen Bank concede prestiti individuali fino a 300 US$. 7.411.229 sono le persone coinvolte distribuite in 80.678 villaggi. Il 97% è composto da donne.Poi, Muhammad Yunus, vedendo che queste donne iniziavano a crearsi un certo benessere vivendo però in capanne insalubri, avvio dei prestiti speciali per la costruzione di case e dalle 317 case costruite nel 1984 si è arrivati alle 650.839 del 2007. E qui gli si presentò una sfida non tanto economica quanto sociale, i terreni su cui costruire non appartenevano certo alle donne bensì ai loro mariti perciò queste donne, forti e coraggiose, iniziarono a dialogare con i mariti proponendo la costruzione della casa a loro nome, di loro proprietà (e non del marito come vuole tradizione) cosicché si avviò un processo di emancipazione femminile dal basso, duraturo e sia sociale che famigliare. Le donne poi, avendo più possibilità economiche iniziarono ad iscrivere i figli a scuola e ora il 100% della prole delle donne affiliate a Grameen Bank frequentano le scuole.
Un grande cambiamento per un paese come il Bangladesh posizionato al 140° posto dell’ISU[6], paese in cui la speranza di vita alla nascita è di 63 anni (l’Italia è al 20° posto con una speranza di vita alla nascita di 80 anni) e in cui il PIL pro-capite si aggira sui 2,50 US$.
Muhammad Yunus ha fortemente voluto questo cambiamento e per iniziarlo ha messo gli occhiali del sociale, e non li ha più tolti. Ma quello che sorprende sentendolo parlare è la sua fede nel cambiamento, la sua ferma convinzione che “il cambiamento è possibile” se solo si scelgono gli occhiali giusti e si vola. Con la mente. Con il cuore.




di Martina Savio

Tromsø, 11/09/08



[1] http://nobelprize.org/prize_awarders/peace/index.html [11/09/08]
[2] http://nobelprize.org/nobel_prizes/peace/ [11/09/08]
[3] http://nobelprize.org/nobel_prizes/peace/laureates/2005/index.html [11/09/08]
[4] http://nobelprize.org/nobel_prizes/peace/laureates/2006/index.html [11/09/08]. Nel 2007, il Premio Nobel per la Pace e`stato assegnato ad Albert Arnold Gore Jr. e all`Istituto Inter-Governativo sul Cambio Climatico (IPCC) per aver diffuso la conoscenza sul cambio climatico dovuto all`uomo.
[5] Grameen significa “rurale” o “villaggio” in lingua bengalese. Per maggiori informazioni consultare il sito: http://www.grameen-info.org/

[6] http://bdoza.wordpress.com/2007/12/14/human-development-index-hdi-of-bangladesh-in-un-report/ [11/09/08]. L’ISU, Indice di Sviluppo Umano, è un indicatore di sviluppo costruito sulla base di tre; la speranza di vita, il grado di istruzione e la media del PIL pro capite. L’ISU del Bangladesh è dello 0,547.