mercoledì 17 giugno 2009

Intercettazioni, oltre 100mila firme per l'appello di Repubblica

Intercettazioni, oltre 100mila firme per l'appello di Repubblica
L'autore di "Gomorra": "Si cancella un importante strumento per la ricerca della verità"

Roberto Saviano
ROMA - Oltre 100mila adesioni in poche ore. Centomila cittadini che ci mettono la faccia con nome, cognome, città e professione per affermare che il disegno di legge sulle intercettazioni approvato oggi alla Camera "è incostituzionale, limita fortemente le indagini, vanifica il lavoro di polizia e magistrati, riduce la libertà di stampa e la possibilità di informare i cittadini". Cittadini qualsiasi e, insieme, intellettuali, magistrati, politici, uomini e donne di spettacolo. A cominciare da Roberto Saviano. L'autore di Gomorra ha detto: "Sulle intercettazioni ci vuole più rigore, da parte di tutti, procure e giornalisti. Questo è certo. Ma quello che sta avvendendo con questa legge è rischiosissimo. Così si cancella un importante strumento per la ricerca della verità".

FIRMA L'APPELLO
http://www.repubblica.it:80/speciale/2009/appelli/dovere-di-informare/index.html

martedì 16 giugno 2009

Le "a" dello schiavismo sociale

Ci sono persone, enti, associazioni che si dichiarano "a-confessionali", cioè che non si caratterizzano, nè sono affiliati all'una o all'altra confessione religiosa. “A-confessionali” suona un po’ come "a-religiosi", cioè al di sopra ed al di fuori delle differenti espressioni della fede che caratterizzano ogni popolo ed ogni epoca.
Difficile sarebbe potersi definire "a-fedeli" cioè senza fede, sapendo che fede etimologicamente significa "fiducia". Tutti abbiamo un credo profondo, assoluto, unico, che sostiene e dà senso alla nostra vita: un Dio di un certo tipo cui rifarsi in un certo modo, oppure un non-Dio concretizzato nel contingente quotidiano, negli affari, nei soldi, nella carriera, ecc.
Facile è essere "a-partitici", cioè al di sopra dei partiti politici più o meno effimeri, che si affiancano all'esistenza di ciascuno di noi. Impossibile è essere "a-politici". Eppure ancora oggi si sente dire: "Io di politica non me ne intendo e neppure mi interessa." Più grave è trovare enti ed associazioni che nei loro statuti sottolineano :"Il nostro è un ente, un'associazione ‘a-politica’".
Nessuna nostra azione sociale, per quanto piccola, può collocarsi al di fuori della politica. Intendo per azione sociale tutto ciò che facciamo e che ha riflessi e rapporti con le altre persone e con l'ambiente nel quale viviamo. E' il nostro essere parte di una società, che ci fa essere persone politiche. Ed ogni azione che compiamo, ogni parola che pronunciamo, ogni scelta che facciamo è uno schierarci, un fare politica, cioè un partecipare al governo della città-comunità (polis). Leggevo tempo fa un articolo che dibatteva se nei servizi igienici pubblici fosse più "ecologico" il distributore di salviette di carta (deforestazione!) o l'asciugatore ad aria calda (elettricità = inquinamento!). E' solo una scelta ecologica, magari etica, o anche politica, per il fatto che ha risvolti in tutta la collettività? Anche l'acquisto di una banana è azione politica: la scelta o il disinteresse nella scelta dell'una o dell'altra marca. Con quale impronta ecologica è prodotta quella banana? Con quale retaggio di rispetto o disprezzo dei diritti umani verso il produttore? Perfino scegliere un telegiornale rispetto ad un altro è politica. Ogni nostra scelta ha ripercussioni sull'intera collettività, orientandola verso un miglioramento o verso un peggioramento.
Ed è l'onesta di fondo che dà valore etico a qualsiasi nostra scelta. Per questo dobbiamo rispettarci, quando ci troviamo con idee e punti di vista diversi. Ma per favore non etichettiamo di "onestà di fondo" le opinioni e le scelte fondate sul disinteresse, l'indifferenza, la disinformazione, il "non so, non mi interessa, però ... io la penso così". Lo schiavo sociale fa suo e ripete quanto i media dicono, quanto afferma il politico demagogico di turno. Chi non si interessa di politica è funzionale alla politica del più forte. Quindi anche chi non si interessa fa "politica". O scegli tu o gli altri scelgono te e fanno di te lo strumento della loro "politica".
Il Consiglio comunale di Cittadella, piccola cittadina sopra Padova, chiusa ancora nelle sue rossicce mura medievali, in occasione dell'ultima guerra in Iraq, tirato fra pacifisti ed interventisti, fece una scelta salomonica: dichiarò di restare neutrale, di non schierarsi nè per la pace nè per la guerra. Alla gente che si cullava nel miracoloso benessere del nord-est, non parve vero: "Perchè pensarci. Quella guerra non è affar nostro". La neutralità, che sembrava una non-scelta, fu una grande scelta politica: "Nulla turbi il vostro quieto vivere, alla politica ci pensiamo noi!"
E che dire quando alle associazioni di volontariato viene espressamente chiesto di non prendere posizione: "Un'associazione non può schierarsi per l'uno o per l'altro, deve restare al di sopra delle parti. Chi fa del bene non deve schierarsi politicamente!". “Perchè - viene da rispondere - può schierarsi politicamente solo a chi fa del male o vuole restare amorfo?”
Sant'Ambrogio di Milano non ebbe esitazioni, quando l'imperatore Teodosio nel 390 massacrò settemila persone a Tessalonica. Ambrogio non aprì un'inchiesta, nè un dibattito con vari "distinguo". Con una lettera sdegnata costrinse l’imperatore a mesi di penitenza e ad una umiliante richiesta pubblica di perdono.
Non è concesso alle associazioni umanitarie di restare neutrali. Se si dichiarano "a-politiche", vuol dire che avvallano la politica ed i politici di turno e si assumono la corresponsabilità delle scelte. Non si può essere presenti nel mondo, nel proprio territorio, nel proprio settore operativo come meri samaritani che curano le piaghe provocate da altri, ignorandone le cause e gli attori. Prima che amorevoli samaritani, si deve essere sollecitatori di analisi critiche e promotori di azioni risolutive, che vanno a toccare la politica mondiale, la politica locale, la politica del proprio paese e l'opinione pubblica territoriale e mondiale. Disinteresse e pietismo sono decise scelte di schieramento politico, quello che avvalla e si accoda a chi genera l'ingiustizia. Nulla è isolato; tutto ci coinvolge. Di tutto siamo corresponsabili, seppure a volte non colpevoli. Diventiamo colpevoli quando ci disinteressiamo o quando ci limitiamo a curare le ferite.


Leopoldo Rebellato

mercoledì 3 giugno 2009

SRI LANKA

SRI LANKA

8 maggio 2009

Gentile Prof.Leopoldo Rebellato,
pur apprezzando l'attività che Lei svolge, ritengo che sia ingiusto schierarsi politicamente quando si vuole fare del bene; mi riferisco all'appello sul Sri Lanka, paese a cui sono molto legato.
In allegato ho scritto una lettera. Alessandro Manni

Gentile
Prof. Leopoldo Rebellato

Prima di proporre un appello e farlo pervenire alle più alte cariche istituzionali è opportuno informare gli eventuali firmatari, facendo un’analisi storica più seria e veritiera e facendo molta attenzione a non farsi condizionare politicamente e soprattutto imparando ad ascoltare tutti.
Comunque affermare che nel parlamento del Governo del Sri Lanka non ci sono parlamentari di etnia Tamil è falso, poi con praticamente non capisco che cosa intende; ad agosto 2007 fu ucciso in un attentato un parlamentare di etnia Tamil dalle Tigri. Forse con il praticamente viene inteso che il parlamentare che non appoggia la causa separatista non va bene.
Ritengo ingiusto giustificare il terrorismo, la militanza obbligatoria di uomini, bambini, bambine prostitute al servizio dell’esercito delle Tigri, estorsione di denaro ai Tamil in ogni parte del mondo, con il semplice termine: esasperazione.
I diritti già da molti anni sono stati acquisiti: lingua Tamil ufficiale, posti all’Università senza discriminazione, libera circolazione e libertà di culto con i relativi luoghi.
I processi di pace e i mediatori sono saltati a suon di bombe kamikaze e se sono stati mollati da tutti i motivi sono tanti e documentabili.
Il terrorismo non si è mai fermato, perché alle loro spalle c’è un movimento separatista con i quadri residenti in Svizzera, Australia, Inghilterra, Canada, Italia che finanziano la guerra e il proselitismo, ma i loro figli vanno nelle migliori scuole e contestualmente mandano i figli di chi è rimasto in Sri Lanka a combattere e morire per i loro sporchi interessi economici.
Non mi fraintenda professore, non mi schiero dalla parte del Governo del Sri Lanka, il gioco sporco lo hanno fatto anche loro e vorrei anch’io che finissero i massacri e che gli ultimi militanti delle Tigri si arrendessero e uscissero dalle case dei civili dove si fanno scudo, perché si illudono di lottare per dei diritti ma in realtà sono usati per perseguire sporchi interessi. Se Lei cerca la verità, la pace e la giustizia, inizi a non schierarsi perché questo è il primo passo e si ricordi che il male si può combattere con il bene.

Alessandro Manni

3 giugno 2009

Gentile signor Alessandro, eccomi tornato dal Camerun e le rispondo.
Lei mi dice che è ingiusto schierarsi politicamente quando si vuole far del bene. Perché questo? E' concesso di schierarsi politicamente solo a chi vuole fare del male o a chi vuole restare amorfo?Nessuna nostra azione sociale, per quanto piccola, può essere classificata al di fuori della "politica". E' il nostro stesso essere parte di una società, che ci fa essere persone politiche. E ogni azione o parola è una scelta, uno schierarsi. Anche solo l'acquisto di una banana, è azione politica, quindi una scelta che ha ripercussioni sull'intera collettività, orientandola verso un miglioramento o verso un peggioramento. Ed è l'onestà di fondo che dà valore etico a qualsiasi nostra scelta, per cui dobbiamo rispettarci se ci differenziamo. Il consiglio comunale del mio paese in occasione della guerra in Iraq dichiarò di restare neutrale, di non schierarsi nè per la pace, nè per la guerra. A suo avviso effettivamente, come espressione del popolo della mia città, il mio consiglio comunale non si schierò, oppure si schierò dalla parte di può che stava avvenendo, cioè della guerra, dando così un chiaro messaggio ai cittadini: "non pensateci, non è affare nostro".
Incontro fra i Popoli opera in varie zone ancora in conflitto in giro per il mondo e non è presente come mero samaritano che cura le piaghe inferte da altri, ma come sollecitatore di analisi critiche e promotore di azioni risolutive, che vanno anche a toccare la politica locale e quella del nostro paese, inclusa l'opinione pubblica del nostro territorio, perché nulla è isolato e tutto ci coinvolge. Di tutto siamo corresponsabili, seppure a volte non colpevoli. Diventiamo colpevoli quando ci disinteressiamo, appunto perché il disinteresse è una decisa scelta di schieramento politico.
In ogni luogo dove noi operiamo, siamo attenti non solo a quanto si vede, ma anche e soprattutto a quanto non è concesso di vedere. Per questo, prima di con prese di posizione, ci informiamo adeguatamente, sia attraverso le agenzie ordinarie, in particolare MISNA e i comunicati dell'UNCHR, sia grazie a persone di nostra fiducia, a volte nostri soci, che risiedono nel territorio in questione.
Non mi sembra di essere stato tenero nei confronti delle Tigri, quanto piuttosto di aver posto l'accento sulla popolazione, appoggiandomi più che sui dati statistici, sulla mia personale esperienza , che in Sri Lanka mi ha portato ad avere contatti ed incontri con la popolazione più semplice, ma anche con alte cariche istituzionali delle due parti, quindi sia a Colombo che a Kilinochchi
Non scendo in altri dettagli. mi piace però sottolineare che anche in Italia l'Università è aperta a tutti, ma chi è povero o figlio di immigrato, vi accede con difficoltà. Anche in Italia ci sono dei neri in parlamento, ma non per questo si può dire che in Italia i neri abbiano pari diritti degli autoctoni. Tornando allo Sri Lanka, forse è pur vero che sono disinformato in parte, come pure anche lei. Il governo dello Sri Lanka ha tenuto tutti all'oscuro di quello che faceva al Nord, cacciando via la delegazione norvegese ed impedendo l'accesso ai giornali. Non mi dice che nel frattempo stanava le famose Tigri e contemporaneamente distribuiva viveri alla popolazione. Veda le foto annesse, arrivate a noi grazie a qualche computer collegato a internet e funzionante con l'ultimo litro di gasolio di un generatore pirata. Chiudo invitandola a collaborare con noi nella difesa dei più poveri, dei più deboli, dei più emarginati ed esclusi. Questo è lo scopo e la missione della nostra associazione, che ci porta a volte ad alzare la voce quando le violenze sono impossibili da sopportare.
Un saluto.
Leopoldo Rebellato

3 giugno 2009

Gentile Prof.Rebellato,
essere neutri politicamente non vuole dire schierarsi; la devo contraddire. Personalmente sono un Testimone di Geova, mi sottometto alle leggi dei Governi ma non li riconosco perché sono consapevole che nessuna organizzazione umana non è in grado di portare pace e giustizia.
Per quanto riguarda il Sri Lanka, non voglio entrare nel merito della discussione a favore di qualcuno, perché le ripeto che sono neutro nelle controversie.
Comunque i norvegesi non sono stati cacciati ma se ne sono andati. Poi un governo non interviene per amore di pace e giustizia ma prettamente per interessi economici e i norvegesi non sono mai stati superpartes.
Il Sri Lanka lo conosco bene perché ho più parenti singalesi che italiani e ho tanto materiale fotografico anch'io dimostrativo.

Alessandro