venerdì 30 maggio 2008

08/06/08 - Festa di Incontro fra i Popoli

Incontro fra i Popoli si riunisce assieme a soci, amici e curiosi per condividere una giornata di amicizia e solidarietà. E' occasione di riflessione e di scambio di idee, ma anche di chiacchiere tra amici e persone interessate. Incontro di quanti credono nella solidarietà internazionale e nella gratuità del volontariato ed esprimono questa loro idealità attraverso l’associazione Incontro fra i Popoli.

L’incontro è aperto a chiunque Soci, amici, collaboratori, simpatizzanti, persone di buona volontà.

PROGRAMMA:
09 – 10 • ritrovo e buffet nel boschetto di Via Pezze 16 a Cittadella (PD).
10 – 11 • s. Messa nella Pieve di San Donato (presiede mons. Simon Pierre Yananio, vicario vescovile della diocesi di Kasongo R. D. Congo).
11 – 17 • testimonianze:
◊ Simon Pierre Iyananio, presidente di Alliance Kivu – R. D. Congo
◊ Mirko Tommasi, volontario di ritorno da Shabunda – R. D. Congo
◊ esperienze di insegnanti con cui collaboriamo nell'educazione alla mondialità

• pranzo autogestito (come ogni anno, ognuno porta qualcosa e ce ne sarà per tutti).
• intrattenimenti per grandi e piccini.

Ci troveremo a Cittadella (PD):
Se è bel tempo, nel boschetto di Via Pezze 16
Se è tempo incerto, sotto il tendone in fianco alla chiesa di San Donato
Se è tempo piovoso, nel centro parrocchiale dietro la chiesa di San Donato

martedì 20 maggio 2008


Anche questo anno dacci una mano, donaci il cinque... per mille!
Incontro fra i Popoli ONG onlus C.F. 920 450 402 81

lunedì 19 maggio 2008

Anche Astrid è arrivata in R. D. Congo


Ciao a tutti!
Vi scrivo dalla Repubblica Democratica del Congo dove anche io, come Chiara e Mirko sto facendo uno stage grazie a IFP. Dopo una notte trascorsa a Bujumbura, capitale del Burundi, Mirko mi ha passato il testimone: la sua esperienza africana stava per il momento volgendo al temine mentre la mia cominciava. Accompagnata da Didier e Elias della Caritas di Uvira ho attraversato il confine e
messo piede per la prima volta in terra congolese. A Uvira ho conosciuto Suora Giovanna del Centre Béthanie e i bimbi sordomuti e disabili ospitati nel centro che con i loro sorrisi hanno rallegrato le mie giornate. Didier e Elias sono stati molto gentili, mi hanno mostrato la loro città e sapendo che sono una studentessa di antropologia culturale mi hanno portata al matrimonio di una loro collega per farmi conoscere come si svolge qui il matrimonio. La cerimonia in chiesa è stata un'esplosione di colori e di vivacità animata da canti e danze. La messa in africa ha davvero la straordinaria capacità di diffondere la gioia. Lasciata Uvira sono salita con i Padri Saveriani nella bella Bukavu, capoluogo del Sud Kivu. Per arrivare a destinazione sono state necessarie 4 ore di land rover di cui tre percorrendo una mulattiera abbarbicata sulle montagne. Non di certo le nostre autostrade ma che panorami che ho avuto la fortuna di vedere da lassù… paesaggi mozzafiato. Il mio soggiorno a Bukavu è per il momento breve, domani infatti un aereo della croce rossa mi porterà a Shabunda, la città nella foresta che grazie ai racconti di Mirko abbiamo già un po' conosciuto. Sarà lì infatti che trascorrerò la maggior parte di questa avventura in Congo.
Bene ora vi saluto. Vi manderò presto notizie dalla foresta.
Kuaeri

Astrid

venerdì 9 maggio 2008

Kindu: l'esperienza continua

Amjambo!
Dopo un mese dal mio arrivo nella splendida e calma città di Kindu sento di essermi già affezionata a tutto a tutto ciò che caratterizza questo straordinario scorcio d'Africa sub-sahariana ed in particolar modo alla sua accogliente e gioiosa popolazione. Ecco che quando mi addentro nelle sradine del mercato o quando faccio il mio quotidiano tragitto dalla procura dove alloggio all'ufficio dell'APEMA il saluto che mi viene rivolto non è più JAMBO DADA ma JAMBO CHIARA, A BARI? (ciao Chiara come stai?), e questo mi riempie di gioia poichè ho l'impressione di non essere più lo strano MUZUNGU venuto dal Nord ma di iniziare a essere"una di loro".
Per quanto riguarda i bisogni e le esigenze di tutta questa popolazione non saprei veramente da dove cominciare perchè le necessità sono infinite, a partire da quelli che sono i bisogni primari: mangiare, vestirsi, avere un tetto sotto il quale dormire e ripararsi, a quelli secondari :avere dei mezzi con i quali spostarsi, il diritto ad un'educazione .Questa gente con un'overdose di coraggio e forza porta a termine ogni lunga ed estenuante giornata senza lamentarsi, al contrario spesso sforzandosi di elargire a chiunque larghi sorrisi stampati nei loro visi segnati dalla fatica e dal dolore. Vuoi per i lunghi tragitti percorsi a piedi, bicicletta e moto su strade impraticabili, vuoi per il lavoro spossante nei campi o al mercato sotto un sole ardente, vuoi per l'alimentazione sempre troppo povera di tutto o vuoi per gli sbalzi di temperatura che possono variare dagli umidi 40-42 gradi di giorno ai ventiulati 23-25 gradi di sera essere febbricitanti quando cala la sera rientra assolutamente nella norma, ma nemmeno questo li ferma.
E le donne sono un qualcosa di straordinario, possiamo tranquillamente dire che rientrano nella comune definizione di"macchine da guerra": dopo essere rientrate a casa(percorrendo spesso kilometri e kilometri a piedi)dai campi o dal mercato con il loro misero gruzzolo guadagnato vendendo un pò di riso, arachidi, banane, olio di palma, manioca ecco rimboccarsi le maniche per ricominciare a lavorare di nuovo: occupandosi della casa, della famiglia, del cibo e di tutto ciò che sanno bene anche le nostre mamme, c'è da fare in una casa con la differenza che spesso la salute è precaria, la temperatura è insopportabile e nessuno le aiuta (o raramente). E' assolutamente necessario aggiungere che quando parlo di famiglia intendo nella maggior parte dei casi un nucleo alquanto allargato di persone, ovvero:marito, figli, cugini, nipoti, cognati/e, sorelle, fratelli...Mantenere una famiglia non è un'impresa semplice e per farmi capire al meglio vi racconto brevemente qual è il tenore di vita secondo i racconti dei ragazzi dell’APEMA e della popolazione: il salario medio in una famiglia ammonta a circa 20/30 $ al mese con cui devono provvedere innanzitutto al cibo prima che a tutto il resto: un sacco di foglie di manioca costa circa 5$ dollari che, in una famiglia per esempio come quella di Emerie di circa 9 persone, basta per circa una settimana.Con la manioca si prepara il SOMBE una specie di spinacio o verdura cotta fatto con le foglie di manioca che viene accompagnato al FUFU, simile ad uno gnocco fatto con la farina di manioca, in qualche caso fortunato, mescolato alla farina di mais. Il lusso qui non è il cibo pregiato ma per esempio il riso che quando va bene riescono ad acquistare 1 o 2 volte la settimana, o la carne che costa circa 3000 franchi al kg ovvero 6 dollari; un pesce medio costa circa 10 dollari che riescono a permettersi forse una volta ogni due o tre settimane. Emerie, il segretario dell’APEMA mi ha raccontato che quando i prezzi al mercato di Kindu sono troppo alti, lavoro permettendo, si sposta con la sua bicicletta nella periferia a circa 30 km dove trova prezzi più abbordabili. Si mangia in media una volta al giorno : allora è inevitabile chiedersi:”ma con un pasto così povero di energia dove trovano non dico nemmeno la forza di lavorare, ma soltanto di stare in piedi e addirittura di sorridere..”? Mah, per me resta un mistero irrisolto.
L’attività che più mi entusiasma è quella di sensibilizzazione ed educazione nelle scuole, dove grazie all’esempio di IfP, l’APEMA, attraverso il gioco cerca di diffondere nei ragazzi un messaggio di pace e d’amicizia, d’amore di non-discriminazione, d’uguaglianza e di parità tra uomo e donna. Visti gli alti tassi di matrimoni precoci nelle scuole secondarie si cerca di esortare i ragazzi a continuare gli studi facendo loro capire che è l’unico mezzo per tentare di costruirsi un futuro migliore, non ignari del fatto però che, pur volendo, spesso molte famiglie non hanno i mezzi economici per far continuare i loro figli negli studi. L’ultima scuola che ho avuto la fortuna di visitare è stata l’Istituto Mikelenge, dove i ragazzi mi hanno accolto cantando a squarciagola agitando nelle loro mani ossute rami di fiori di tutti coloriper darmi il benvenuto!E' realmente straordinaria la capacità che questa popolazione ha, nella sua semplicità, di trasmettere gioia, di emozionare e sorprendere. E’ quasi un paradosso che una povertà così grande racchiuda dentro se una ricchezza d’animo mai vista prima.

Ora vi saluto alla prossima
Kuaeri
Chiara

domenica 4 maggio 2008

Arriverderci RDCongo

Jambo Marafiki,

dopo quasi sei mesi di Congo la mia avventura sta volgendo al termine, infatti, la prossima settimana l’aereo mi attende a Bujumbura per il rientro. Questi mesi devo dire sono stati molto intensi ma la differenza con il nostro mondo è tale che non ci si rende bene conto di quello che si vive. Immagino ci voglia un po’ di tempo per metabolizzare l’esperienza. Prima di salutarvi dal Congo per rivederci in Italia, vi volevo mandare un mio ultimo articolo ma poi pensandoci bene ho preferito inviarvi una carrellata di foto che sono molto più significative di tante parole. Le ho scelte in progressione, quindi le prime sono di quando sono arrivato, mentre le ultime sono di questi miei ultimi giorni di viaggio in cui ho toccato Bukavu e Goma prima di avviarmi il prossimo lunedì mattina a Uvira, mia ultima tappa in terra congolese.


Qui ero con lo staff del ristorante della CARITAS ad Uvira. Non immaginavo nemmeno che di ristoranti non ne avrei più visti per sei lunghi mesi.

Prima di partire Leopoldo mi aveva avvisato: viaggerai tra i bagagli. Ma quale tra i bagagli? Ero in cabina quasi abbracciato al pilota e copilota e non riuscivo a muovermi. Li vedete i sacchi alle mie spalle? Arrivavano quasi a toccare la parte superiore dell’aereo. Però vi dico che dalla cabina c’è un panorama veramente meritevole di correre il rischio di viaggiare senza cintura allacciata…

Di ritorno da una visita ad alcuni piccoli villaggi mi sono fermato a visitare il grande ponte sull’Ulindi, un ricordo lasciato da ingegneri italiani costruito durante il periodo coloniale.

Visita ad una segheria manuale all’interno della foresta. In foto sono con il mio amico e coinquilino Charles, geometra che segue la costruzione di cinque scuole elementari.

Dopo una bella passeggiata e un bel giro in piroga, canoa ricavata incavando un grosso tronco d’albero e mossa da pagaie, ci ripariamo dal sole tropicale all’ombra di un Barzar.

Ogni settimana alla fonte a prendermi l’acqua potabile come tutto il resto della popolazione di Shabunda.

Momento di relax nel giardino di casa in compagnia del guardiano Patrice, del figlio Kennedy e del figlio della cuoca.


Mentre faccio compagnia alla cuoca e ai figli che mangiano in cucina; le donne e i bambini, infatti, non possono per tradizione mangiare a tavola con i maschi.


Spero che la foto non sia troppo scura. Qui ero in camera mia e al lume di candela mi stavo preparando per andare a dormire….che serate romantiche!!


Durante le vacanze di pasqua sono stato a fare del turismo responsabile…qui mi vedete a fare il bucato giù al fiume come tutta la gente. Sullo sfondo qualcuno che si fa anche il bagno…



…ho voluto prendere in braccio questo piccino ma appena ha visto che non ero sua mamma si è messo a piangere. Ero in una comunità di una montagna e probabilmente il bambino non aveva mai visto un “musungo” prima d’ora.



Tra una visita e l’altra trovo anche il tempo di fare un po’ di turismo. Sono a Goma e ho sullo sfondo il magnifico lago verde.





Peccato la foto sia uscita scura. In battello sul lago Kivu di ritorno da Goma…che panorami. Beh, che dirvi… questa è stata la mia storia negli ultimi sei mesi e vi giuro che è stata intensa. Dall’Europa non si può neppure immaginare come sia diversa la vita qui e come le persone siano costrette a vivere nella povertà. Io, infatti, ero un’occidentale e per quanto mi sia immedesimato nella loro vita quotidiana non è la stessa cosa sapere che un giorno te ne ritornerai nel tuo soffice mondo o sapere che ci si trova in una gabbia senza via d’uscita.

Tutaonana

Mirko