venerdì 9 maggio 2008

Kindu: l'esperienza continua

Amjambo!
Dopo un mese dal mio arrivo nella splendida e calma città di Kindu sento di essermi già affezionata a tutto a tutto ciò che caratterizza questo straordinario scorcio d'Africa sub-sahariana ed in particolar modo alla sua accogliente e gioiosa popolazione. Ecco che quando mi addentro nelle sradine del mercato o quando faccio il mio quotidiano tragitto dalla procura dove alloggio all'ufficio dell'APEMA il saluto che mi viene rivolto non è più JAMBO DADA ma JAMBO CHIARA, A BARI? (ciao Chiara come stai?), e questo mi riempie di gioia poichè ho l'impressione di non essere più lo strano MUZUNGU venuto dal Nord ma di iniziare a essere"una di loro".
Per quanto riguarda i bisogni e le esigenze di tutta questa popolazione non saprei veramente da dove cominciare perchè le necessità sono infinite, a partire da quelli che sono i bisogni primari: mangiare, vestirsi, avere un tetto sotto il quale dormire e ripararsi, a quelli secondari :avere dei mezzi con i quali spostarsi, il diritto ad un'educazione .Questa gente con un'overdose di coraggio e forza porta a termine ogni lunga ed estenuante giornata senza lamentarsi, al contrario spesso sforzandosi di elargire a chiunque larghi sorrisi stampati nei loro visi segnati dalla fatica e dal dolore. Vuoi per i lunghi tragitti percorsi a piedi, bicicletta e moto su strade impraticabili, vuoi per il lavoro spossante nei campi o al mercato sotto un sole ardente, vuoi per l'alimentazione sempre troppo povera di tutto o vuoi per gli sbalzi di temperatura che possono variare dagli umidi 40-42 gradi di giorno ai ventiulati 23-25 gradi di sera essere febbricitanti quando cala la sera rientra assolutamente nella norma, ma nemmeno questo li ferma.
E le donne sono un qualcosa di straordinario, possiamo tranquillamente dire che rientrano nella comune definizione di"macchine da guerra": dopo essere rientrate a casa(percorrendo spesso kilometri e kilometri a piedi)dai campi o dal mercato con il loro misero gruzzolo guadagnato vendendo un pò di riso, arachidi, banane, olio di palma, manioca ecco rimboccarsi le maniche per ricominciare a lavorare di nuovo: occupandosi della casa, della famiglia, del cibo e di tutto ciò che sanno bene anche le nostre mamme, c'è da fare in una casa con la differenza che spesso la salute è precaria, la temperatura è insopportabile e nessuno le aiuta (o raramente). E' assolutamente necessario aggiungere che quando parlo di famiglia intendo nella maggior parte dei casi un nucleo alquanto allargato di persone, ovvero:marito, figli, cugini, nipoti, cognati/e, sorelle, fratelli...Mantenere una famiglia non è un'impresa semplice e per farmi capire al meglio vi racconto brevemente qual è il tenore di vita secondo i racconti dei ragazzi dell’APEMA e della popolazione: il salario medio in una famiglia ammonta a circa 20/30 $ al mese con cui devono provvedere innanzitutto al cibo prima che a tutto il resto: un sacco di foglie di manioca costa circa 5$ dollari che, in una famiglia per esempio come quella di Emerie di circa 9 persone, basta per circa una settimana.Con la manioca si prepara il SOMBE una specie di spinacio o verdura cotta fatto con le foglie di manioca che viene accompagnato al FUFU, simile ad uno gnocco fatto con la farina di manioca, in qualche caso fortunato, mescolato alla farina di mais. Il lusso qui non è il cibo pregiato ma per esempio il riso che quando va bene riescono ad acquistare 1 o 2 volte la settimana, o la carne che costa circa 3000 franchi al kg ovvero 6 dollari; un pesce medio costa circa 10 dollari che riescono a permettersi forse una volta ogni due o tre settimane. Emerie, il segretario dell’APEMA mi ha raccontato che quando i prezzi al mercato di Kindu sono troppo alti, lavoro permettendo, si sposta con la sua bicicletta nella periferia a circa 30 km dove trova prezzi più abbordabili. Si mangia in media una volta al giorno : allora è inevitabile chiedersi:”ma con un pasto così povero di energia dove trovano non dico nemmeno la forza di lavorare, ma soltanto di stare in piedi e addirittura di sorridere..”? Mah, per me resta un mistero irrisolto.
L’attività che più mi entusiasma è quella di sensibilizzazione ed educazione nelle scuole, dove grazie all’esempio di IfP, l’APEMA, attraverso il gioco cerca di diffondere nei ragazzi un messaggio di pace e d’amicizia, d’amore di non-discriminazione, d’uguaglianza e di parità tra uomo e donna. Visti gli alti tassi di matrimoni precoci nelle scuole secondarie si cerca di esortare i ragazzi a continuare gli studi facendo loro capire che è l’unico mezzo per tentare di costruirsi un futuro migliore, non ignari del fatto però che, pur volendo, spesso molte famiglie non hanno i mezzi economici per far continuare i loro figli negli studi. L’ultima scuola che ho avuto la fortuna di visitare è stata l’Istituto Mikelenge, dove i ragazzi mi hanno accolto cantando a squarciagola agitando nelle loro mani ossute rami di fiori di tutti coloriper darmi il benvenuto!E' realmente straordinaria la capacità che questa popolazione ha, nella sua semplicità, di trasmettere gioia, di emozionare e sorprendere. E’ quasi un paradosso che una povertà così grande racchiuda dentro se una ricchezza d’animo mai vista prima.

Ora vi saluto alla prossima
Kuaeri
Chiara

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