Cittadella, 5 dicembre 2007
Nel 1938 quando vennero emanate le abominevoli leggi razziali, volute dal Duce e approvate dalla Real Casa Savoia, ci furono manifestazioni di giubilo in tutta Italia.
Così ora la pessima delibera comunale di stampo razzista, voluta dal sindaco e dalla sua giunta, viene salutata con feste e tripudi in tutto il lombardo-veneto.
La medesima aria di banale ferocia condivisa si diffonde epidemica tra i comuni padani dove ormai i primi cittadini fanno a gara a chi le spara più grosse.
La tentazione di diventare personaggi del circo mediatico, con conseguenti balzi di carriera politica, è troppo forte e a portata di mano.
Lo spettacolare sviluppo economico del Veneto è direttamente proporzionale al suo spaventoso arretramento culturale.
Non ci manca niente, a noi cittadellesi.
Abbiamo, in galera top manager della FinMec ed uno scandalo secondo solo a Parmalat, di cui però si parla poco.
Banditismo finanziario e terrorismo politico. Disperazione.
Abbiamo anche più di mille donatori di sangue, un numero imponente di associazioni di volontariato, un poeta come Bino Rebellato da ricordare e, a coronamento di una lunga e sofferta storia di emigrazione, il suo compagno di classe James Gobbo, presidente della suprema Corte di Giustizia nella lontana Australia.
Assordantemente silenziosi sono i ministri del culto.
L’articolo quinto: “Chi gà i schei gà vinto”, impera dominante.
Solo il denaro è parametro assoluto.
E spiega le ultime e, ahimé temo, future miserie.
Gianni Marchiorello, ex corrispondente del “Gazzettino” da Cittadella