martedì 3 marzo 2009

L'acqua zampillante da una giostra


Dal discorso de L. Rebellato in occasione dell’inaugurazione del primo miniacquedotto ‘a giostra’ in Camerun il 30 gennaio 2009


L'acqua zampillante da una giostra: una novità assoluta in tutta L'Africa centrale.
Di solito una mamma africana dice al figlio: « Smettila di giocare e vieni ad aiutarmi ». Da oggi in una piccola città del Camerun, chiamata Bafia, si sentiranno le mamme dire: «Va figlio mio, va a giocare, così mi togli il peso di andare a prendere l'acqua. Tanto più l’acqua che mi procuri giocando è più pulita di tutte le altre acque, dal momento che è potabile».
E queste parole da parte delle donne verso i loro figli si sentiranno anche a Yakan, Omendé, Bokito, Batanga, Biamesse, Tobagne, Yangben, Kadang, Deuk. Un po’ più avanti anche nel Mayo Kani e forse anche in Niger, in Ciad e nella Repubblica Democratica del Congo.
Immaginatevi un insegnante, un maestro che dice: «Bambini, è l’ora del ‘lavoro manuale’: andate subito a giocare». Sì, perché saranno le scuole le prime beneficiarie di questa novità idraulica. I bambini giocando forniranno l’acqua prima di tutto alle loro stesse scuole, quindi a loro stessi e poi alle loro madri e a tutto il paese.
«L’acqua zampillante di una giostra» è il primo progetto di un programma di sviluppo concepito da due ONG gemellate dal 1993, la camerunese CAFOR (Cellule d’Appui et De FORmation) e l’italiana IfP (Incontro fra i popoli).
C’è uno scrittore camerunese di Nkongsamba, Jean Paul Pougala, che nel suo meraviglioso libro “In fuga dalle tenebre” scrive: «I grandi del mio paese si fanno arrivare l’acqua dalla Francia per alleviare la loro sete, dimenticandosi del loro popolo; mentre nel Camerun ci sarebbe l’acqua per tutti e per tutte le esigenze».
Tutto quello che oggi vediamo, un grande serbatioi d’acqua, peraltro anche artistico, due rubunetti pubblici, una bella giostra dove i bambini gicano, ecc. non è altro che la parte visibile del progetto. Come un iceberg nel Mare del Nord lo si vede solo per un terzo della sua grandezza e gli altri due terzi restano nascosti nell’acqua, così è per il progetto. Più che un progetto sull’acqua, è un progetto sui diritti umani: il diritto all’accesso all’acqua, la protezione e la valorizzazione dell’infanzia, il miglioramento dello stato sociale della donna, il miglioramento della didattica nelle scuole, la democrazia partecipativa (ogni miniacquedotto sarà gestito da un Comitato Locale di Gestione dell’Acqua), la valorizzazione della cultura locale, la diffusione dell’energia eco-compatibile, il miglioramento della salute, dell’igiene personale e della salubrità ambientale, il potenziamento dell’economia locale, la promozione dell’imprenditoria locale.
Oserei dire che questa parte invisibile è più importante di quella visibile.
Il nostro obiettivo ultimo non è di dare delle cose (la giostra, il serbatoio d’acqua, la stessa acqua), ma di condurre la popolazione ad un’acquisizione sempre più avanzata della sua responsabilità sociale e civile e del suo potere decisionale. Soprattutto noi di Incontro fra i Popoli non siamo qui per risolvere i problemi di Bafia e del Camerun, ma per facilitare i processi endogeni di cambiamento verso una vita migliore per i camerunesi, per dei rapporti migliori fra la popolazione e i suoi rappresentanti, per una umanità basata su dei rapporti di uguale dignità e opportunità tra tutti gli esseri umani.

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